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Il recupero delle architetture fragili risulta essere un tema con il quale dovremo inevitabilmente scontrarci negli anni a venire. Le architetture fragili sono quegli edifici, generalmente ubicati in ambito rurale, che furono costruiti per esigenze funzionali quali lo stoccaggio dei cereali, il ricovero del bestiame e le residenze per i braccianti e gli operatori agricoli. Un tempo venivano costruite secondo le esigenze minime necessarie, con grande economia, con grande equilibrio, tramite un disegno che a volte rasentava la perfezione. In queste architetture, che rappresentano un enorme patrimonio culturale per il nostro territorio, è necessario entrare in punta di piedi, cercando solo di togliere e di intervenire con pochi segni essenziali.

Questa, in un certo modo, è un’espressione del minimalismo: pochi materiali, pochi oggetti e forme semplici.

Qui siamo intervenuti introducendo una scala fatta di parallelepipedi in legno in una stanza a pianta irregolare e liberando il granaio da pareti interne. In questo modo è possibile percepire il tetto da ogni punto di questo spazio, lasciando parlare quelle trame ritrovate sotto traccia, che così bene esprimono la materia.

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barchessa di villa irma

fotografia: Marco Zanta

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